Due articoli raccontano di oratorio e di laici in canonica – una famiglia a Bollate (MI), un’esperienza giovanile ad Alba (CN). Due esperienze in parte lontane: per geografia, età anagrafica, contesto vocazionale e per panorama ecclesiale. Eppure vicine nell’essere due realtà che si dicono esplicitamente missionarie “a km0”; unite dallo stile di presenza accogliente e familiare e dal desiderio di un’attività pastorale a misura d’uomo.
E i due articoli narrano di una pastorale in rinnovamento, di un popolo che sa rimotivarsi e provare percorsi nuovi e generativi. Lo si fa in semplicità, raccogliendo le forze che ci sono, senza voler strafare e in collaborazione stretta con preti e diocesi.
Repubblica e Gazzetta d’alba raccontano l’oratorio estivo e, insieme ad esso, come la pastorale possa cambiare con un coinvolgimento residenziale dei laici. Attorno a chi abita in canonica – che siano giovani o famiglie-, una rete di laici rimotivati e disposti a provare strade nuove per rendere accogliente la parrocchia e far correre il Vangelo tra la gente. Non si tratta di “sopravvivere” a quest’epoca in cui diminuiscono i preti e la partecipazione della gente non è più come prima. Si tratta di riuscire a guardare la realtà con onestà e a riconoscere cosa sta nascendo, cosa è ancora pieno di vita, e cosa non lo è più. E a questo processo tutti possono dare il loro contribuito. Che si abiti in casa canonica oppure no.
Non ci si può nascondere che i tradizionali utenti della parrocchia (famiglie coinvolte nel catechismo, adolescenti, …) si dimostrino spesso non interessati a trascorrere il tempo libero negli spazi parrocchiali. Pur non mancando agli apputamenti d’obbligo, trovano altrove risorse per la socializzazione.
E dunque …non è forse possibile ripensare gli spazi comunitari a favore di chi ha il desiderio di condividere il tempo estivo?
Forse sì, si può tentare di battere strade nuove, si possono coinvolgere gruppi trasversali per età o provenienza, si possono sperimentare attività con orari e ritmi inconsueti. Senza proporsi come “alternativa” alle tradizionali azioni pastorali, senza pretesa di originalità o di innovazione. Ma come opportunità aggiuntive di fraternità e di annuncio. Da questo possono venire fuori energie nuove in un cerchio d’onda che fa bene a tutte le pastorali e a tutti i laici impegnati a vario titolo in parrocchia.
Certo, scivoloni, errori e i tentativi falliti sono dietro l’angolo. Ci rassicura però Papa Francesco: «preferisco mille volte una Chiesa incidentata, piuttosto che chiusa e malata» e ancora «meglio una Chiesa ferita ma presente sulla strada, che una Chiesa malata perché chiusa in sé stessa.»
Buona estate a tutti gli oratori estivi e a tutti gli abitanti di canoniche e case parrocchiali, preti o laici!
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