La parrocchia Cristo Re ad Alba ha avviato con l’associazione Il Campo l’esperienza della Casa di accoglienza di via Santa Barbara. Ed è una famiglia, insieme ad un gruppo di volontari della parrocchia che diciottani fa, e ancora oggi, anima la vita della casa. Una serata per ricordare i passi fatti insieme e celebrare il passaggio di testimone ad una nuova comunità residente. Dopo Anna e Franco, Emanuela e Nicola coi loro bimbi ed Elisabetta si avvicenderanno nel condividere la vita della casa con gli ospiti. Qui la sintesi di quello che è emerso apparsa sulla “Voce della comunità” della parrocchia Cristo Re.
Viviamo la speranza che IL CAMPO sia uno spazio di amicizia / che offre terra buona /dove ognuno può fiorire nella sua unicità/sentendosi accolto, custodito, stimato, amato /incoraggiato e perdonato / finchè il suo volto giunga a splendere/ nella sua originale bellezza.
Con questa parole tratte dal “sogno” dell’Associazione il Campo abbiamo aperto la serata del 17 Novembre, dedicata a ripercorrere la storia della casa di accoglienza di via Santa Barbara: diciotto anni densi di incontri e di ri-partenze, di gesti di accoglienza e di reciprocità.
La lettura del “sogno” dell’Associazione il Campo ha ricordato lo spirito che fin dal primo giorno ha animato la casa, fatto di amicizia, accoglienza, dialogo. Il racconto si è poi costruito via via attraverso le parole dei volontari e degli ospiti: Anna e Franco, suor Beatrice, Marcella, Agostino, Christian, Simona, Donatella. La narrazione di fatti ed eventi si è arricchita di tante immagini simboliche, emozioni, sentimenti; via via il ricordo di chi raccontava ha preso concretezza coinvolgendo tutti i presenti. Gli ospiti ci hanno aiutato a comprendere quali opportunità la casa di via Santa Barbara abbia aperto: non solo un posto sicuro in cui stare, ma anche un’occasione di radicamento nel territorio, di ri-orientamento, il luogo in cui sono nate amicizie e possibilità che continuano anche dopo aver terminato il periodo di accoglienza.
Emanuela ed Elisabetta hanno dato alcuni spunti per il futuro. A partire da Dicembre abiteranno la casa con Nicola e i piccoli Edoardo e Giacomo, prendendo il posto di Anna e Franco.
Ognuno è stato poi invitato a trascrivere su un foglietto la frase, emozione o l’immagine più significativa della serata perché potesse essere custodita e nuovamente “seminata”. Proviamo qui a raccoglie alcuni di questi pensieri:
La casa di via Santa Barbara è…
Un campo, reso fertile dall’apertura e dall’empatia: è il luogo della semina, dell’attesa perché nasca il germoglio, il luogo dove nascono nuovi frutti. Il campo è anche il nostro animo che va arato perché diventi accogliente.
Un nido, dove ognuno porta un ramo, una ghianda, una foglia perché esso si costruisca e cresca.
Una tenda il cui spazio si allarghi ogni giorno di più per accogliere e i teli siano pronti ad essere stesi per chi arriva (Is 54,2).
Una rete, di relazioni e di esperienza.
Un luogo di sosta: per accogliere, per ascoltare, per ritrovare il senso delle cose. Le relazioni richiedono tempo, la vita richiede lentezza per essere guastata o per essere cambiata.
Un sogno: caldo, grande, un sogno per cui ringraziare e da continuare a condividere.
Un colore, il color oro, come il sole che splende e illumina il volto delle persone che sorridono.
Un albero, come l’albero di giuggiole, che richiede molta cura: va piantato con attenzione e curato finchè non diventa forte; i suoi frutti maturano con lentezza e la raccolta è disagevole…al termine di questo lavoro però se ne ricava ciò che per antomasia indica la felicità: il brodo di giuggiole. Nel giardino di via Santa Barbara è stato da poco piantato uno di questi alberi, perché “il brodo di giuggiole” non manchi mai.
Al termine della serata, Anna e Franco hanno consegnato le “cronache” della casa e una bandiera della pace ai nuovi volontari ed è seguito un momento di festa.
Il sogno del ‘campo’, per una sera, ci ha interpellato tutti… forse perché esso ci parla di un sogno ancora più grande, quello di Dio sull’umanità e su ciascuno di noi: ospiti gli uni degli altri su questa terra, chiamati a diventare capaci di accogliere e, allo stesso tempo, di farci accogliere e amare dagli altri.