Prospettive dell’esperienza delle famiglie che abitano in parrocchia – Intervento di monsignor Luca Bressan

Versione PDF

Alcuni spunti tratti dagli interventi ascoltati in precedenza:

A PARTIRE DALL’ ESPERIENZA. Vi porto oggi i saluti del Vescovo Angelo Scola, con lui , raccontando dell’ esperienza delle famiglie che abitano in parrocchia, riflettevamo sul compito che abbiamo tutti insieme come Chiesa ,come corpo insieme, laici e clero:  è quello di essere docili allo Spirito. Qui riconosciamo che c’è un segno dello Spirito che lavora. La prova la potremmo fare “per contrario” : se fossimo stati noi come gerarchia a convocarvi, non saremmo riusciti a riunirvi.

Proviamo a leggere il vostro percorso alla luce dei profeti: Geremia o in parte Osea. C’è un fuoco dentro che si fa fatica dominare, addirittura si fa fatica a “nominare”. Nell’intervento precedente è emersa la questione del “nome” di questo gruppo e di questa esperienza. Come tutte le esperienze profetiche, da una parte creano anche disagio: Ci serve dunque tempo perché insieme leggiamo questo dato che abbiamo dentro e ne elaboriamo anche la quota di disagio. E così uscirà la grande ricchezza.

La cosa dunque che va portata come segno è la docilità di tutti: di voi che siete venuti a bussare, di una Chiesa che vuole seguirvi volentieri. In questa prospettiva è molto positivo il tentativo di coinvolgere progressivamente anche i vicari di zona. Conoscersi reciprocamente sarà uno dei facilitatori della crescita di questo gruppo. Questo faciliterà anche il momento in cui tutti insieme come Consiglio Episcopale cercheremo di leggere questa esperienza e di lavorare insieme per il futuro.

TEMPI NUOVI. Sottolineo un dato interessante, un punto di partenza: perché oggi è facile che un’esperienza come questa trovi spazio nella Chiesa? Perché è un momento -permettetemi il termine- di grande confusione. Stanno venendo meno per mancanza di energie, implodono, le grandi strutture che ci hanno tenuto in piedi. Come vedremo, da un lato questo può essere una benedizione, dall’altra può essere un rischio.

UNA LOGICA NON SOLO ORGANIZZATIVA. La Chiesa ha bisogno di interrogarsi su come continuare ad essere in mezzo alla gente. Il rischio è che questa domanda sia solo organizzativa. Ecco perché un’esperienza come la vostra è importante, perché ci ricorda che noi potremmo anche riuscire a mettere a posto le organizzazioni, ma lo Spirito ha altre logiche. Lo Spirito soffia in modo diverso.

Il testo di Ad Gentes è davvero significativo. Citerei in particolare il numero 19 di Ad Gentes che assume dentro la Chiesa una logica “più ministeriale”, una logica che a livello ecumenico si stava già sviluppando dagli anni ‘50 .

ABITARE LA STORIA. Come dice Ad Gentes al punto 21, questo il nostro compito: abitare la storia, la cultura, conformarci -nel senso di non astrarci da essa-, vivere dentro di essa e poi, proprio perché condividiamo tutto, far vedere come Cristo e la Chiesa permeano la realtà e la trasfigurano. E proprio perché abitiamo la realtà, dobbiamo partire dalla domande e dai bisogni che leggiamo intorno a noi.

Molto importante qui il tema tra il rapporto tra la Phil-adelphia e la Philo-Xenia: una dinamica davvero fondamentale per l’evangelizzazione oggi. Al di là dell’esito organizzativo della storia di oggi, ciò che conta è che la Chiesa non smetta mai di fare questo: di evangelizzare.

Non è un caso se due Vescovi con un passato ed un presente culturale diversi, come Martini e Scola, si ritrovino uniti nell’indicare qual è l’immagine, il prototipo, l’immagine ideale di Chiesa. Entrambi prendono a modello la chiesa degli apostoli di Atti,2.

TRA LA GENTE. Dunque serve mettere a questa profondità la formazione e, al contempo, sviluppare alcune attenzioni:

  • Abbiamo bisogno di santità. Potremmo anche avere una Chiesa organizzata in maniera efficace, ma se non comunica santità è cosa inutile. Abbiamo bisogno, come ci ricorda Lumen Gentium 12, di riconoscere ciò che lo spirito ci dona. Quello che il cardinale Scola chiama la pluriformità nell’unità: Non siamo noi a decidere come lo Spirito risponde ai nostri lamenti. E’ lui che lo decide, il nostro compito è leggere le risposte e poi intuire i passi da fare insieme.
  • Essere vicini alla gente. La chiesa ambrosiana è una chiesa “di popolo”, casa tra le case, vicina alla gente: questo è un dato che non dobbiamo perdere perché è parte della nostra storia. Noi siamo una Chiesa popolare e vogliamo rimanerlo.
  • Rifiutare la logica della supplenza. Nel camminare insieme, teniamo in considerazione tutti i rischi in cui possiamo incorrere: il rischio ad esempio di usare le famiglie che abitano in parrocchia come voi per rispondere a un deficit organizzativo. La logica della “supplenza”, alla fine, vi clericalizzerebbe. Oppure, addirittura, rischiamo di usare qusta esperienza per rispondere ai bisogni interni della struttura senza accorgerci che il compito ultimo della Chiesa è quello di essere missionaria, di andare fuori, di evangelizzare.

IL COMPITO DELL’UNIFICAZIONE. In questo momento di frammentazione questa esperienza può assolvere il compito di ”unificazione” già caro a San Paolo. Noi viviamo in tanti dualismi che frammentano la vita e impediscono alle persone di crescere. Voi effettivamente aiutate la Chiesa capire che la sua opera è di unificare, di creare legami: tra clero e laici, all’interno delle famiglie e fra le generazioni, all’interno della società e così via. Questo è effettivamente un vostro tratto e va conservato come prezioso.

UNO SGUARDO AL FUTURO:

CONTINUARE IL CAMMINO. Far emergere le domande, senza fretta di cercare risposte. Più le domande sono profonde, più le risposte saranno autentiche. A voi il compito di raccoglierle anche nella loro complessità in modo che su questo anche la Diocesi possa dire una parola.

CRESCERE COME CORPO. Vi invito a continuare il percorso di conoscenza tra voi. Questo dipenderà dai ritmi e dalle occasioni che vi darete. La Diocesi, non solo la Diocesi di Milano ma anche la Chiesa Italiana, è contenta del fatto che crescete insieme e vi conosciate, lasciandovi però la libertà e la creatività di darvi tempi e occasioni. Sentitevi responsabilizzati.

DIFFUSIONE. Fatevi conoscere: questa esperienza intercetta una domanda che è presente in molte persone e che rimane spesso senza risposta perché non trova il linguaggio, non trova canali per trovare risposta, perciò, fatevi conoscere!