12Allora ritornarono a Gerusalemme dal monte detto degli Ulivi, che è vicino a Gerusalemme quanto il cammino permesso in giorno di sabato. 13Entrati in città, salirono nella stanza al piano superiore, dove erano soliti riunirsi: vi erano Pietro e Giovanni, Giacomo e Andrea, Filippo e Tommaso, Bartolomeo e Matteo, Giacomo figlio di Alfeo, Simone lo Zelota e Giuda figlio di Giacomo. 14Tutti questi erano perseveranti e concordi nella preghiera, insieme ad alcune donne e a Maria, la madre di Gesù, e ai fratelli di lui.(At 2, 12-14)
Abitare in una parrocchia senza prete residente per un servizio di presenza e di accoglienza…e anche per rispondere ad alcune necessità organizzative della comunità (es. oratorio estivo, coordinamento gruppi,…). Un ruolo vissuto con i tempi, le esigenze e le caratteristiche di una famiglia.
LETTURA:
[…] Avendo amici missionari in Ciad (Africa) abbiamo letto alcune lettere circolari che la comunità manda; nella circolare n. 23/aprile 2004 leggiamo: «Quando parliamo di Chiesa in Europa, e soprattutto in Italia, si pensa ai preti, alle suore e ai vescovi; qui in Ciad si pensa a tutti i cristiani, ai credenti, ai battezzati: sono essi la Chiesa. II sinodo dei vescovi africani nel 1994 ha voluto esprimere questa concezione con una immagine che qui in Africa è molto significativa, quella di famiglia: la Chiesa è la famiglia di Dio. Una famiglia che non si ferma al nucleo padre-madre-figli, ma si allarga e abbraccia generazioni, parentele, amicizie; una famiglia che deve vivere la fraternità e la solidarietà per potersi considerare tale. Così anche nella Chiesa, proprio come in una famiglia, ognuno si sente responsabile, ha un ruolo e il suo posto e sente il dovere di farsi carico di sé stesso e degli altri membri.
Contemplare il risultato finale arricchisce la comunità: «Che bello che tu abbia potuto fare molto di più di me in questo caso! Grazie!», «Che bello che io, questa volta che ne avevo l’opportunità e la possibilità, abbia fatto più di te, è come se entrambi avessimo fatto per due volte il massimo!» (non è con una dinamica simile che nella coppia nasce il figlio?).
Insomma nella nuova parrocchia la famiglia dice: «Grazie, presbitero che fai il presbitero!». E non vengo a insegnarti e a controllarti nel mio sospetto che tu stia evitando di fare del tuo meglio! E il presbitero risponde: «Grazie famiglia che fai la famiglia!».
[…] II sogno di Dio per la sua Chiesa è infatti il desiderio di un popolo la cui capacità missionaria complessiva dipenda dal grazie che sanno scambiarsi le famiglie e il presbiterio.
Io, famiglia lontana e problematica, sono attratta dalla vita parrocchiale se vedo legami d’amore tra le famiglie che la frequentano, se vedo legami d’amore tra i presbiteri che la presiedono, se vedo che le persone fanno di tutto per mantenere il vincolo della pace, se vedo che la correzione fraterna ha la possibilità di far crescere tutti gli operatori pastorali.
(da “Un bel sogno da realizzare” di M.Zattoni e G.Gillini)
[…] Come “fare chiesa”, come vivere la comunione in parrocchia?
La comunione deve essere un cammino ecclesiale da fare insieme […]. Camminare insieme è costitutivo del popolo di Dio nel suo pellegrinaggio verso il Regno: per evitare dispersioni e sbandamenti, occorre che il viaggio sia assunto corresponsabilmente. La corresponsabilità, ci si esprime innanzi tutto nella sinodalità, è il modo di vivere e di agire nella chiesa popolo di Dio: tutti eguali e solidali, con doni e funzioni differenti a immagine delle membra del corpo di Cristo.
E’, del resto, ancora la visione della communitas parrocchiale, nella quale “in un certo modo” si rende visibile la missione globale della chiesa, a fornirci indicazioni preziose circa le esigenze di compaginazione dei diversi carismi che il Signore elargisce alla sua Chiesa e che sono presenti nella parrocchia.
In quale altro luogo o assemblea, infatti, è dato di trovare insieme ministri ordinati, coppie sposate, religiosi e religiose, laici e laiche di tutte le età, dai bambini agli anziani, accanto ad antiche e nuove forme di ministerialità e di servizio?[…] La credibilità dell’annuncio evangelico dipende anche , e in modo non trascurabile, dalla qualità della comunione ecclesiale e dalla capacità che la chiesa ha di compaginare i carismi nel proprio seno, senza mortificare nessuno. La corresponsabilità non annulla la diversità dei doni e delle funzioni ma la trascende.
[…]Solo attraverso questo cammino la parrocchia potrà divenire “casa e scuola di comunione” per i nuovi venuti alla fede, per i cristiani che si sentono di abitarla con senso di appartenenza e per gli uomini tutti, i quali attendono e cercano segni di comunione in un mondo solcato da divisioni e rivalità: […]“Padre fa che siano una cosa sola, perché il mondo creda” (GV 17,21)
( da “La Parrocchia” di E.Bianchi e Mons. R.Corti)