Un quartiere multietnico di Milano, un gruppo di catechismo che si interroga sull’attesa… poi una tigre, una leonessa e un asino paziente. E una famiglia missionaria a km0 con la passione per la pittura. Così a Sant’Eugenio a Milano>> è nato un calendario dell’Avvento parla tutte le lingue del quartiere.

Il calendario dell’Avvento | La fraternità missionaria a Sant’Eugenio

Lucia è la catechista di Ale, Andre, GianMa, Sal, Ricky, Greta, Daniel, Liam. Con loro è nata a riflessione sull’attesa: “La pandemia ci fa vivere una attesa che non sappiamo quando avrà fine né in quale mondo nuovo ci porterà: questa incertezza porta alla tentazione di aspettare passivamente. L’Avvento ci riempie di Speranza perché ci dice che c’è una attesa che ha un termine e ci mostra dove e quando: nella grotta del nostro cuore la nascita di un Bambino destinato a salvarci tutti!”

Ma come attendere? Cosa vuol dire “aspettare”?

“Noia”, “Lentezza”, “pazienza” e poi…

“Felini! Una tigre o una leonessa quando aspettano in agguato sembrano fermi, ma in realtà hanno tutti i muscoli tesi, occhi e orecchie aperti e attenti ad ogni movimento o sussurro, la postura è tesa ad aspettare il momento giusto”

“Vogliamo vivere un Avvento che non sia passivo ma “preparativo”, come quando:

…ti prepari ad essere genitore e leggi libri, ascolti racconti di chi ci è già passato, sogni cosa accadrà e quali emozioni proverai, prepari la cameretta e compri i primi vestitini.

…organizzi la festa per un grande amico che viene e cucini, compri festoni, addobbi la casa e chiami tanti invitati perché la gioia sia tanta e sia piena…se si pensa ai preparativi di una festa vengono più in mente le risate, l’organizzazione e la confusione che non la passività..

In fondo l’Avvento è così: preparare il nostro cuore e la nostra casa comune, il mondo, all’arrivo di un Bambino.

Come non farci sfuggire l’occasione di vivere bene questo Avvento?

Abbiamo pensato ad un calendario dell’Avvento che ci aiutasse a fare ogni giorno alcuni gesti semplici. Azioni quotidiane ma che sappiano ricordarci che Gesù ci prepara al suo arrivo anticipandoci i doni, perché i nostri occhi si riempiano di meraviglia, le nostre braccia si aprano al prossimo e il nostro cuore diventi grotta che Lo sa accogliere.

Abbiamo chiesto ad alcuni sono genitori dei bambini del gruppo di catechesi e ad alcuni nostri amici della parrocchia di aiutarci a tradurre le parole chiave e alcune frasi nella loro lingua. In questo modo è diventato un calendario “di tutti” che ognuno può pregare sentendosi parte di questa famiglia allargata che è la parrocchia. Una parrocchia che permette più di alte di imparare le cucina e le parole degli altri, anche nella preghiera.

Abbiamo imparato stando insieme che pregare nella propria lingua madre fa sentire a casa perché sono le parole con cui ognuno ha imparato a pregare. Pregare in un altra lingua diventa un gesto di amicizia e ci fa sentire ancora di più che siamo “genti” di origine diversa ma parte della stessa Chiesa qui a Sant’Eugenio e nel mondo.”

Lucia e Marco, con Pietro, Mattia, Beppe, Giuditta e i bambini della catechesi Ale, Andre, GianMa, Sal, Ricky, Greta, Daniel, Liam