Spesso quando pensiamo alla missione o all’essere missionari mettiamo l’accento sul momento dell’invio, un tempo carico di entusiasmo e di aspettative.

Ma nella dimensione della missione c’è anche il tempo dello stare.

Uno stare che ha molti significati: “essere presenza” :gioiosa, accogliente, generativa,..

ma anche “abitare il presente“: così com’è, nei suoi slanci e nelle sue incoerenze e fratture.

Uno stare che educa e ridimensiona le nostre aspettative,

Uno stare che trova senso anche nei momenti di fatica e di vuoto.

Per il lavoro a gruppi

Da uno scritto di Pierre Claverie, vescovo in Algeria:

Gesù è morto lacerato tra cielo e terra, le braccia distese per radunare i figli di Dio dispersi dal peccato che li separa, li isola e li drizza gli uni contro gli altri e contro Dio stesso. Si è posto sulle linee di frattura nate da questo peccato. Squilibri e rotture nei corpi, i cuori, gli spiriti, le relazioni umane e sociali hanno trovato in Lui guarigione e riconciliazione perché li prendeva con se stesso. Colloca i suoi discepoli su queste stesse linee di frattura con la stessa missione di guarigione e riconciliazione. La Chiesa compie la sua vocazione e missione quando è presente nelle rotture che crocifiggono l’umanità nella sua carne e nella sua unità. In Algeria, siamo su una di queste linee sismiche che attraversano il mondo. Islam-Occidente, Nord-Sud, ricchi-poveri. Siamo qui al nostro posto, perché qui si può intravedere la luce della Risurrezione e insieme a lei, la speranza di un rinnovamento del mondo”

( “Rester ? Partir?”, Le Lien, febbraio 1995).

Partendo dalla tua esperienza e tenendo presente i temi su cui abbiamo lavorato recentemente (fraternità, accoglienza, missione a Km0, prendersi cura):

  • Quali “linee di frattura, squilibri e rotture” abbiamo incontrato nella nostra realtà di quartiere o parrocchiale? quali fratture ci sentiamo particolarmente chiamati ad abitare? in che dimensione (personale, nella comunità/fraternità, nella Chiesa)?
  • Cosa porta guarigione e riconciliazione? Quali persone, dinamiche, eventi o cambiamenti in atto, “ci fanno bene”?
  • “Chi cambia sè, cambia il mondo” (dice la saggezza del cammello, che resiste, resiliente anche nel deserto): come stiamo affrontando i cambiamenti della Chiesa (diaconie, unità pastorali, riforma del decanato, …)? Quali sentimenti o riflessioni?

OGNI GRUPPO SCEGLIE UNA PAROLA DA CONDIVIDERE NELLA RIPRESA.

In seguito faremo girare le sintesi dai gruppi.

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