Essere padri …in un tempo in cui prevale il senso di incertezza, ..in un tempo in cui la generazione dei nostri padri e nonni ci sta lasciando per colpa della pandemia. …vivendo “al cuore” (anche geografico) della comunità parrocchiale, chiamati nell’accompagnare paternamente i bambini e giovani dell’oratorio, o adulti e bambini accolti; chiamati, infine ad essere “vicini” ai preti e al loro essere padri.

L’incontro online di Domenica 18 Aprile riprenderà queste riflessioni e ci aiuterà ad accostarci alla lettera apostolica Patris Corde.

L’INCONTRO

Si svolgerà dalle 14.15 (14.15 saluti, 14.30 si inizia) alle 16.30 circa. Il link verrà diffuso prima dell’incontro. Ci sarà un breve intervento di apertura, seguirà il confronto in piccoli gruppi.

Come nel precedente incontro, a tutti è chiesto prima dell’incontro di leggere il testo IN PARTICOLARE IL CAPITOLO 7 e vedere il video di introduzione.

PER LA RIFLESSIONE

Ci aiuteranno nella riflessione:

Il diacono Alberto Meneghello che svolge il suo ministero a Bernareggio ed è impegnato in modo particolare nella pastorale familiare.. Sarà presente a introduzione dell’incontro online.


Eugenio di Giovine, insegnante, che con Elisabetta e i figli vive come famiglia missionaria a Km0 alla Chiesa sussidiaria di S. Giuseppe Artigiano, Bollate (MI). Una riflessione, quella su S. Giuseppe, sempre aperta nella comunità di Bollate, vista l’intitolazione della chiesa sussidiaria, e in questo anno, messa particolarmente a tema.


P.S. OPPORTUNITA’ DI APPROFONDIMENTO IN STREAMING SABATO 10 APRILE: Segnaliamo per chi lo desidera l’incontro “La vita familiare tra creatività e corresponsabiltà”. organizzato dal decanato di Carnago. Eugenio approfondirà alcuni dei temi sintetizzati nel video per noi anche a partire da suo carisma Francescano. L’incontro sarà trasmesso in streaming video su questo canale>>.

L’incontro Fa parte del ciclo in incontri intitolati “S. Giuseppe, sposo di Maria e padre per Gesù: uomo giusto, corresponsabile e sognatore” promosso dalla Pastorale Familiare decanale di Carnago, Varese (il decanato di Costanza, Fabio e don Cristiano).


PER LA CONDIVISIONE IN GRUPPI ALL’INCONTRO ONLINE:

Nei gruppi di condivisione riprenderemo in particolare il capitolo 7 “Padre nell’ombra”. Vai alla lettera apostolica>>

Nella società del nostro tempo, spesso i figli sembrano essere orfani di padre. Anche la Chiesa di oggi ha bisogno di padri.

Alcune domande:

Che significato ha vivere “da famiglia” in casa parrocchiale?

Quali dinamiche viviamo con figli biologici, figli accolti o figli spirituali (es gruppi giovani, ado,…) che accompagniamo nella fede o nella crescita umana?

Di quali “paternità” (biologica, spirituale, …) vediamo che c’è bisogno nelle nostre comunità? quali vanno riscoperte?

Quali sono le fragilità dei padri che incontriamo in parrocchia, a scuola, sul lavoro? Quali attività, modalità, gruppi per confrontarsi e sostenersi a vicenda?

E INOLTRE…

Seguono approfondimenti per esplorare il tema della/e paternità:

RIFLESSIONI SUL “CODICE PATERNO”: generare, diventare padre, esporre alla vita; Giuseppe sposo di Maria

GENERARE (alla vita, alla fede, all’amore per i fratelli….):

Da un intervento di Mauro Magatti: L’esperienza della paternità è connessa con lo stare il relazione con un ALTRO: doversi confrontare, essere in relazione, amare (se ci riusciamo) qualcosa che non siamo noi. Qualche cosa che è “un’alterità”. Questa è l’esperienza di chi è stato genitore biologico, ma questo vale anche per un insegnante, o anche per un medico, un vescovo o un sacerdote. Vale per l’adulto in generale che sta dentro ad una relazione generativa.

Un’esperienza che si fa particolarmente forte quando si sia genitori biologici. Quando si mette al mondo, ci si accorge di quell’alterità del proprio figlio che tu stesso contribuisci a rimettere al mondo.

Non sappiamo bene quando Giuseppe sia morto o a che punto si è uscito dalla vita di Gesù ma come tutti i padri si sarà sentito interrogato su questo figlio che non capiva pienamente, che probabilmente non corrispondeva a quelle che erano anche le sue aspettative, che sentiva “Altro da sè”. riascolta l’intervento>>

“Accogliendo, si diventa padri e madri di figli non propri, di adulti con più anni di noi, di chi è più fragile, di chi cerca una guida.” (Dall’incontro con Cinzia e Davide Carolli, ass. Papa Giovanni XXIII, 24/02/2019, Vigano C.>>

DIVENTARE PADRE:

Il codice paterno, da “i 4 codici della vita umana” di Ignazio Punzi: ​​Presiedere. Un esercizio della paternità dentro le nostre aree e le nostre tradizioni culturali si dà nel presiedere presiedere. Presiedere, se è presiedere da padri è un esercizio complesso è ricco che non si esprime solo, nè subito nel prendere decisioni. Il presiedere dei padri richiede di assumere il punto di vista della possibilità aperta o da aprire. Il padre preserva lo sguardo sulla vita buona che può nascere, che può essere. Promuovere un senso delle possibilità e maturare dare i riferimenti i figli aiutare a capire a comprendere ciò che si vive in famiglia tra vincoli e desideri di edizioni Libertà vuol dire promuovere occasioni riflessive e mettere un atteggiamento di ricerca una piccola comunità di differenze che provano la fraternità. […]

Il padre nasce quando accoglie la novità che è entrata nella sua vita come discontinuità, nel quale ogni cosa assume forme e significati inediti: affetti, relazioni, progetti futuri, rappresentazioni del mondo”. I.Punzi

Questione di legami. Non basta aver generato biologicamente un bambino per essere padre. Padre si diventa se si sceglie di diventarlo, abbandonando la propria autosufficienza solitaria e piegando il proprio pensiero, precedentemente rivolto solo al fare, al produrre, al creare, al combattere, in direzione del Figlio di un gesto di riconoscimento che instaura un legame e offre sostegno, cura, promessa. Egli non sarà teso a realizzare sè e le proprie opere in modo ossessivo, ma cercherà tracce di cammino e di desiderio buono da consegnare nella e con la propria storia.

Leggi il resto del testo in PDF>>

ESPORRE ALLA VITA:

Il padre se è tale è sempre un precursore. Da chi imparerà un figlio la capacità di abbandonare la casa paterna e materna, il luogo cioè della sicurezza, dell’appartenenza, dei bisogni soddisfatti e del già conosciuto, per seguire il suo desiderio con il quale dare sostanza e forma alla propria vita se non da un genitore che gli mostra come si fa?

Oggi per garantire un futuro ai figli è necessario far coabitare emozioni, fragilità, ospitalità e oltre alla dimensione affettiva, nella famiglia sono necessarie la responsabilità e la cura, che i figli vedono attuate dai genitori nei confronti dei propri genitori, anche attraverso l’organizzazione di tempi e spazi.
“Il padre deve scegliere di essere padre, riuscendo ad attraversare la fragilità e la vulnerabilità e di esserci in una vita incerta e faticosa, con la promessa della scelta. In questo tempo di esodo non abbiamo costruito un senso di responsabilità verso le generazioni future. Per questo i padri devono essere dei segnavia continuamente spostabili per tratteggiare l’orizzonte, la via che accompagna le scelte dei figli.” Ivo Lizzola

Passare dal conflitto alla danza della cura: la ricostruzione comincia qui, intervista a Ivo Lizzola su Vita.it>>

GIUSEPPE, …SPOSO DI MARIA:

Da una riflessione di Fra’ Giorgio Bonati scelta dal gruppo famiglie di Monza – San Fruttuoso: Se Giuseppe non fosse stato il sognatore che era, che ne sarebbe stato di Maria? E invece che coraggio questi due innamorati: a costo di venir additati da tutti, a costo di venir emarginati, credono fino in fondo nel loro amore e in un Dio dentro questo amore.
Ascolto con attenzione le parole dell’angelo a Giuseppe: “Figlio di Davide”.
Il messia doveva essere della stirpe di Davide, ma dal più grande re della storia d’Israele al più semplice dei falegnami, ne passa! Ecco il primo annuncio del Natale: Dio non ha più bisogno di potere, onore, gloria, denaro, celebrità…ma solo di qualcuno che si prenda cura della vita.
E’ il compito di Giuseppe, è il mio compito, e anche il tuo: prendersi cura della vita piccola.
“Non temere di prendere con te Maria”: quasi tutte le annunciazioni della bibbia, quella a Maria, a Zaccaria, ai pastori… iniziano così.
Qualcuno dice che per 365 volte è ripetuto nella bibbia quel ‘non temere’: una al giorno, come un buongiorno di Dio!
È come se Dio al risveglio mi dicesse: tranquillo, ci sono anch’Io, se te lo chiedo è perché mi fido di te, tu puoi farlo, hai tutte le capacità, e poi Io ci sarò, sempre.
È bello pensare che dire di sì a Dio è come accogliere la propria sposa, come si dice nel matrimonio: ‘io ti prendo come mia sposa’, e si mette su casa insieme. Dio fa casa con te come tu la fai con tua moglie.
Con suo sì, Giuseppe sposa Dio, la propria moglie e ‘sposa la propria vita’, cioè da compimento alla sua missione, ciò a cui è chiamato.
Termino con le parole più belle, quelle del mio amico Tonino Bello che in una sua lettera a Giuseppe così scrive: “Penso che hai avuto più coraggio tu a condividere il progetto di Maria, di quanto ne abbia avuto lei a condividere il progetto del Signore. Lei ha puntato tutto sull’onnipotenza del Creatore. Tu hai scommesso tutto sulla fragilità di una creatura. Lei ha avuto più fede, ma tu hai avuto più speranza. L’amore ha fatto il resto, in te e in lei.”


GIUSEPPE …IN IMMAGINI (non troppo oleografiche 😉 )

NON POTEVA MANCARE: