L’incontro vuole essere un momento di incontro, di ascolto, di riflessione e di scambio, aperto a tutti

Nasce dal desiderio delle famiglie che già da diversi anni abitano in parrocchie della Diocesi di Milano di condividere l’esperienza di ciascuno con tutte le ricchezze e le differenze di ciascuna realtà.

Il servizio per la famiglia e l’ufficio missionario ci accompagnano in questo percorso per continuare a camminare insieme alla chiesa locale e scambiare riflessioni e vissuti.

L’incontro dunque è aperto a tutti:

ai preti che ci accompagnano e a quelli che vogliono conoscere questa esperienza,

agli operatori pastorali e alle comunità parrocchiali,

agli amici, alle famiglie in discernimento e a quelle semplicemente interessate,

alle associazioni e ai gruppi familiari, ai gruppi giovani,

alle famiglie che in giro per l’Italia vivono in canonica, alle realtà affini,

e a chi è semplicemente curioso..

…a chi ha il desiderio di ascoltare e di ragionare già oggi su una chiesa di domani fraterna,accogliente e missionaria, ancora più capace di annunciare il Vangelo nel modo più semplice e vero: da persona a persona.


 

Per iniziare a riflettere…

Molte delle esperienze che si stanno aggregando oggi attorno all’idea di un servizio pastorale di una famiglia in Parrocchia vengono da una significativa esperienza missionaria dove si è potuto sperimentare un modello differente di essere chiesa, pienamente corresponsabile. Sembrano riecheggiare, dopo quasi 7 anni, le parole del card. Tettamanzi all’omelia della messa crismale del 2008 dove diceva, testualmente: “E il riferimento alla comunione corresponsabile, nel rispetto e nella valorizzazione dei compiti e delle responsabilità propri di ciascuno, non dovrebbe portarci ad apprezzare meglio le forme incipienti di comunione tra presbiteri e famiglie che realizzano presenze di accoglienza e di accompagnamento nelle nostre comunità cristiane, anche riproponendo nel tessuto più tradizionale della nostra Chiesa modalità sperimentate nell’esperienza “fidei donum”? E una famiglia, inserita nel Direttivo di una comunità pastorale, non potrebbe essere, in assenza di un presbitero, il soggetto più adatto per essere punto di riferimento per una parrocchia o comunque per una comunità ecclesiale dotata di una propria identità e parte di una più vasta comunità pastorale?”
Si ha l’impressione che oggi una famiglia sia il terminale più adatto per entrare in relazione con tante persone che non hanno ancora estinto del tutto il desiderio di Dio, le domande “alte”, ma che non hanno più l’automatismo ed il desiderio di porre le domanda in quei luoghi (la chiesa, l’oratorio) o a quelle persone (i preti, i / le religiosi/e) che fino a qualche decennio fa erano le uniche deputate  a tali risposte. Oggi, con quella che viene chiamata “simpaticamente” la “pastorale della cipolla” (ovvero degli incontri al mercato ma anche a scuola, sui treni, dal pediatra, alla polisportiva, alla macchinetta del caffè, ecc. ecc.) c’è un offerta evangelizzatrice in più che la chiesa può esprimere. Questo andrebbe fatto in quanto battezzati… certo… ma alcune famiglie, sta emergendo, hanno anche un desiderio di una ministerialità, di una condivisione fraterna più marcatamente a servizio della comunità parrocchiale.