Esame di coscienza: accogliamo il Signore nella “barca” della nostra vita.

Suor Enrica Bonino, suora Ausiliatrice del Purgatorio, quest’anno ha guidato l’esame di coscienza durante la celebrazione penitenziale diocesana per il clero della zona pastorale 1 (Milano città). Un evento particolare perchè è la prima volta che questo compito è stato affidato ad una donna. Qui il video e testi proposti, sito chiesadimilano.it>>

Abbiamo chiesto a Suor Enrica di aiutarci in questo tempo di Quaresima a recuperare questo strumento antico (e saggio) e a declinarlo nell’esperienza e nella quotidianità delle Famiglie Missionarie a Km0.

L’esame di coscienza per COPPIE


ESAME DI CONSAPEVOLEZZA: UN’IMMAGINE SINTETICA


Dall’intervento proposto in Duomo

Vi propongo l’esame di coscienza con la modalità di S. Ignazio di Loyola che la riceve e reinterpreta sulla base della propria esperienza personale. In particolare si focalizza sulla rilettura del mio vissuto, sugli eventi ‘significativi’ di una giornata, di un periodo con le mozioni/risonanze che hanno suscitato , quindi  per riconoscervi i segni dell’azione dello Spirito. È un’occasione per trasformare ogni giornata in una pagina di storia sacra, ricordando però, come nell’esperienza di Mosè, che Dio lo si vede solo di spalle e dopo che è passato … e ringraziando dei doni di Dio.

L’esame di coscienza è un tempo di preghiera! per avvertirne i benefici va praticato con regolarità, dando tempo e spazio nella giornata. Praticare un esercizio ‘spirituale’ regolarmente, porta beneficio alla (mia) persona rendendola libera …

 Si tratta di una possibilità per accedere all’interiorità, in cui il Signore mi sta aspettando. E che Lui è sempre in opera perché è a favore della Vita. Entro in un tempo di silenzio in cui chiedo di saper riconoscere la sua voce, come Elia sull’Oreb, la voce dello Spirito Santo.



La Parola

un’immagine per la quaresima 2021: la tempesta sedata

Icona di Giorgia Andreatta>>

… e salì sulla barca con loro

Lettura del Vangelo secondo Marco (Mc 6,45-52)
In quel tempo. Gesù subito costrinse i suoi discepoli a salire sulla barca e a precederlo sull’altra riva, a Betsàida, finché non avesse congedato la folla. Quando li ebbe congedati, andò sul monte a pregare.
Venuta la sera, la barca era in mezzo al mare ed egli, da solo, a terra. Vedendoli però affaticati nel remare, perché avevano il vento contrario, sul finire della notte egli andò verso di loro, camminando sul mare, e voleva oltrepassarli. Essi, vedendolo camminare sul mare, pensarono: «È un fantasma!», e si misero a gridare, perché tutti lo avevano visto e ne erano rimasti sconvolti. Ma egli subito parlò loro e disse: «Coraggio, sono io, non abbiate paura!».
E salì sulla barca con loro e il vento cessò. E dentro di sé erano fortemente meravigliati, perché non avevano compreso il fatto dei pani: il loro cuore era indurito.


DALLA PAROLA ALL’ESAME DI COSCIENZA

Leggi il testo completo del commento biblico – celebrazione penitenziale per il clero>>

Oppure guarda il video>>

1.Mettersi sotto lo sguardo di Gesù

e cioè: non sono io il centro ma è il Signore, non sono solo, sono accompagnato da chi ha per me uno sguardo attento e affettuoso.

2.Fare memoria dei doni ricevuti della mia vocazione, dell’essere figlio, la preziosità della mia vita, i suoi doni e chiedendo libertà e disponibilità a orientarsi secondo quanto Egli suggerirà.

La memoria dei doni ricevuti favorisce un atteggiamento di apertura e di fiducia. È questa fiducia che fa accettare ai discepoli di essere indirizzati a salire sulla barca e a seguire le indicazioni di Gesù.

3. Il terzo passo è un passaggio di consapevolezza: è ripercorrere la giornata insieme al Signore lasciando emergere eventi significativi: vedo, ascolto, osservo ciò che ho vissuto dando un nome.

La realtà dei discepoli è quella del mare, erano pescatori, lo conoscevano bene ma ora sono smarriti, ciò che prima era familiare, quei gesti che prima si facevano in modo automatico, ora non sono più utili, sufficienti per sentirsi sicuri, “a casa”.

4. Il quarto passo, per utilizzare il linguaggio della tradizione, consiste nell’interpretare e discriminare le mozioni riconducendole all’azione dello spirito buono o dello spirito cattivo. In altre parole, in quali   riscontriamo una chiamata alla vita e in quali invece è all’opera una logica di morte? Abbiamo acconsentito alle une o alle altre?

Quando ho ascoltato l’altro così com’è senza pretendere che si adeguasse a me, dove mi ha portato il mio guardare al volto dell’altro? ad un’apertura alle esigenze che lo hanno fatto vivere di più? oppure all’indifferenza e al giudizio? Quando ero più concentrato sulle cose da fare, da programmare, sul risultato piuttosto che sulle persone, su chi avevo davanti?

5. L’ultimo passo comporta scegliere come andare avanti all’interno di un dialogo con il Signore (formulando un proponimento); ovvero una grazia per il domani, quale piccolo passo possibile?

E Gesù parlò con i discepoli, …: anche in questo c’è un modo di rapportarsi, … Gesù avvia un dialogo. Ed è un dialogo che non ha nulla di rimprovero, anzi, li invita ad allontanare la paura: la prima parola è “Coraggio!” Questa è la Parola che ci arriva dal Signore. Coraggio.

«Il vero esame di coscienza è l’incontro con Dio.

Un Dio, il mio Dio, che continuamente mi dice :

« Non temere Io-sono-con-te»