Trascrizione del video della serie “Days of fire”, la novena di Pentecoste della comunità Chemin Neuf.

https://youtu.be/N7emolVqp6Y
Il video è in francese, possono essere visualizzati i sottotitoli in Italiano cliccando sull’iconcina in basso a destra sul video.

Le sfide del nostro tempo

Questo tempo di vigilia della Pentecoste è particolare per quello che stiamo vivendo quest’anno. Ho l’impressione di non essere il solo a sentire risuonare in me questo versetto dalla lettera ai Romani: “il nostro mondo che geme nei dolori del parto”. Padre Laurent Fabre, fondatore della comunità Chemin Neuf , ama riprendere queste parole, perchè ci donano la misura di quello che viviamo: lo Spirito Santo è all’altezza delle sfide del nostro tempo.

E può darsi che sia per questo che oggi sentiamo di doverci mobilitare nella preghiera. Il nostro mondo sembrava inesorabilmente tenuto a continuare il suo corso: la diffusione del progresso tecnologico in tutti i settori, in una riduzione costante di tempo e spazio, andando sempre oltre e sempre più veloce; La globalizzazione dei mercati, la globalizzazione dei processi decisionali e politici che toglie autorità alle persone che li guidano, una crescita economica inesorabilmente connessa all’aumento dei consumi….

E poi all’improvviso -quando nessuno poteva osare nemmeno immaginarlo- il nostro mondo si ferma. Preso alla sprovvista si interroga, come se la nostra società, un po’ senza fiato, potesse approfittare dello spazio vuoto e silenzioso di questo isolamento, per chiedersi dietro a cosa corre.

Una corsa che sacrifica spesso l’essenziale, una corsa che appare ora superficiale, figlia di una spietata logica mondana. E in questo silenzio intuiamo -e penso che sia la posta in gioco per noi- di poter ascoltare il mormorio dello Spirito Santo che lavora nel mondo, che lavora nelle nostre coscienze, nella coscienza della nostra società.

Lo spirito mondano non riesce, pur in questo silenzio, a soffocare lo Spirito Santo che lavora ancora e sempre nel mondo dalla sua creazione, da quando il Creatore ha soffiato il suo alito di vita.

La domanda per noi è se abbiamo l’audacia di fare questo discernimento fino in fondo. Di imparare a riconoscere come lo Spirito Santo stimola la nostra coscienza personale e la nostra coscienza sociale, pur immersa nello spirito del mondo.

Come possiamo distinguere in mezzo al rumore il sottile silenzio dell’opera dello Spirito Santo?

Tre luoghi in cui vedo il lavoro dello Spirito:

1. Ci accorgiamo di quanto l’enciclica di papa Francesco, Laudato Sii sta diventando sempre più attuale nel nostro mondo di oggi. Certo la nostra società deve ripartire, il nostro mondo ha bisogno di crescita perché la povertà riguarda ancora troppi. Tuttavia possiamo chiederci quale senso ha la fuga in avanti di un modello economico che per persistere e si autoalimenta nel generare un consumo eccessivo, che divora in modo sempre più evidente il nostro pianeta.

Si pone qui una questione di sopravvivenza e di salvezza, le nuove generazioni ne hanno ancora più coscienza delle altre. Si tratta di prendersi cura del pianeta e delle persone che costituiscono la società, di cercare e trovare una sobrietà felice. Come salvare, come accogliere dallo Spirito Santo questa salvezza che il nostro mondo richiede oggi?

Dobbiamo prendere coscienza che abbiamo bisogno di essere salvati, che questa fase di ci impegna in una vera conversione dove l’idea del progresso non significa “sempre di più”, ma “un di più” come direbbe Sant’ Ignazio, oppure usare  le parole di Marthe Robin, [mistica francese] a Padre Laurent Fabre,  “la nostra vocazione cristiana oggi è di soffiare sul fuoco, Il fuoco di questo Spirito che tenta di illuminare, di stimolare il nostro mondo. Lo Spirito non smette mai di lavorare nel cuore del mondo e possiamo avere l’audacia di credere che lo Spirito Santo è oggi il maestro dell’impossibile”.

2. Durante il tempo dell’isolamento, spesso in un modo un po’ stupito, abbiamo riscoperto una forma di amicizia “della porta accanto”. Stiamo riscoprendo che l’autonomia individuale, da sola non riassume l’essere umano. Qualcosa di essenziale, un modo di fare comunità, ci lega a coloro che sono vicini e con i quali non abbiamo necessariamente scelto di fraternizzare …e questa fratellanza ci troviamo a festeggiarla sui balconi.

Il lavoro assume una dimensione sociale, non è solo un fattore di produzione e la società coglie l’occasione di applaudire e celebrare quando si prende cura di se stessa.

Ma dietro questo a gusto ritrovato di vivere localmente, di imparare nuovamente a fare società con chi è vicino, si corre il rischio di un ripiegamento, di una identificazione identitaria, definendo delle frontiere alte come dei muri per proteggersi dall’esterno

Il lavoro dello Spirito Santo è di costruire un’identità aperta: vivere, produrre, condividere localmente senza ripararci dietro mura difensive, senza sentirci come una società assediata che ha bisogno di proteggersi. Ecco la “mission impossibile” dello Spirito Santo, sfidando il progetto della torre di Babele.

3.  Una società che non si prende cura dei più fragili, che non mette al centro delle sue preoccupazioni la protezione dei più fragili, che privilegia, nel nome degli imperativi economici, l’immunizzazione collettiva è una società che si disumanizza e disumanizza la sua cultura. Volendo legittimamente proteggere i nostri anziani dal Coronavirus, volendocene prendere cura isolandoli noi comprendiamo, loro come noi, e forse più di noi, che qualcosa non funziona. Questi sforzi per preservare biologicamente la loro vita mettono in evidenza che l’uomo ha bisogno di molto di più per vivere della sola sopravvivenza. Un mondo igienizzato può seccare l’anima. Siamo più consapevoli come quest’altra dimensione che definisce fondamentalmente la nostra esistenza, ha bisogno di essere nutrita.

I virus biologici non solo i soli a provare a soffocare la vita umana: l’uomo non vive solamente di pane ma di tutte le relazioni che gli permettono di accogliere questo soffio di vita, questo soffio dello Spirito Santo.

È bello vedere come il mondo si lascia ispirare per accogliere l’essenziale della vita e come lo Spirito Santo vuole farsi conoscere e rivelare nella società di oggi. Per questo io credo che il nostro mondo abbia bisogno di una chiesa che, più che mai, si lasci attraversare da questo soffio dello Spirito Santo.

Una chiesa che esce dall’isolamento

Abbiamo bisogno di una chiesa che essa stessa esca spiritualmente dal confinamento. Negli Atti degli Apostoli l’evento della venuta dello Spirito Santo è anche quello dell’apertura della chiesa al mondo. Il luogo dove sono riuniti i dodici è attraversato da questo Spirito che li invia verso le nazioni, verso ciascuno, affinché tutti gli uomini possano sentir parlare nella propria lingua, nella propria cultura, nella realtà della propria vita.

Lo Spirito Santo è colui che apre le porte della chiesa, perché la chiesa sia attraversata da questo soffio. La nostra chiesa oggi, io credo che ne siamo tutti consapevoli, qualsiasi sia la sua confessione, è una chiesa che ha bisogno di lasciarsi attraversare, per essere rinnovata e riunita. Possiamo pregare per questi due movimenti dello Spirito.

A volte lo Spirito Santo ci chiama ad accogliere una dimensione della sua opera che si esprime attraverso le differenti realtà confessionali, attraverso le differenti tradizioni culturali di vivere e di incarnare il mistero della chiesa. Allo stesso tempo lo Spirito Santo è questo mistero di comunione che permette di mettere insieme tutti gli uomini, di reggere a questa apertura e poter accogliere questa diversità del lavoro dello Spirito Santo. Auguro ad ognuno di avere la grazia di cogliere questa opera dello Spirito come la vivono i nostri fratelli e sorelle pentecostali nella lode e l’adorazione, di potere cogliere questo lavoro dello Spirito Santo nel lavoro teologico che faranno i nostri fratelli teologi. Allo stesso tempo, lo Spirito è colui che mantiene ed è capace di sostenere i legami di unità di questo corpo. Solo lo Spirito Santo è capace di farlo.

 Il rischio per la nostra chiesa oggi, in un mondo dove si sente sempre di più divisa, messa da parte e in una fase di chiusura in se stessa, è quello di proteggersi, di ripiegarsi in gruppi chiusi.

Non siamo chiamati ad incontrarci per chiuderci tra noi, siamo chiamati ad incontrarci per aprirci al lavoro dello Spirito nel cuore di ciascuno. Lo Spirito Santo è un mistero di dispersione, lo Spirito Santo è un mistero di comunione. Lui solo è capace di tenere tutto questo insieme.

La rete di preghiera online Net for God

 Quello che mi ha colpito in queste settimane passate é quello che sta accadendo, come fosse una nuova tappa e un nuovo orizzonte,  attraverso la rete Net for God [rete di preghiera e condivisione nello spirito attraverso i media online].

A volte abbiamo vissuto atteggiamenti di chiusura, penso che in questo evento, ognuna delle nostre fraternità sia stata spinta all’avvicinamento, lo Spirito Santo ci ha tenuto insieme e ha lavorato il mistero della nostra fraternità e della nostra comunità.  A volte, è un po’ doloroso perchè sappiamo che non possiamo evitare le separazioni, ma lo Spirito Santo ci permette di approfondire la grazia di questo carisma comunitario e di questo carisma fraterno.

 Questo carisma che fa sì che noi riusciamo a stare insieme, pur così differenti.

Allo stesso tempo, lo Spirito Santo ha dispiegato questa rete di comunione ben oltre ciò che abbiamo l’abitudine di vivere: condividere la grazia della sua opera attraverso la preghiera, attraverso la condivisione fraterna, attraverso la formazione e gli insegnamenti, attraverso la proclamazione della Parola a migliaia di persone che ci hanno seguito su questa rete. Io penso che se Net for God ha qualcosa a che fare con lo Spirito Santo perché può permettere di tenere insieme nell’unità questa grande diversità dei nostri carismi.

Possa questa rete riunire cristiani usciti dalla tradizione pentecostale, come quelli usciti dalla Chiesa Cattolica, come quelli usciti magari da una chiesa protestante più liberale, e tuttavia insieme annunciare lo stesso Cristo, lo stesso Signore. Chiese che si nutrono alla stessa parola di Dio, si nutrono della stessa comunione fraterna e hanno bisogno di essere insieme per ricevere il dono dello Spirito. Essere insieme per essere il ricettore dello Spirito Santo, essere inviati insieme.

Dove lo Spirito ci guida all’unità?

In conclusione, vorrei proporre a tutti in questo tempo che ci separa dalla Pentecoste un esercizio: che ognuno di noi possiamo individuare interiormente il luogo dove lo Spirito Santo è chiamato a guidarmi nell’unità.

Può darsi che sia a livello di vita personale che lo Spirito Santo è chiamato a compiere quest’opera di unità, che attraverso questo periodo di confinamento io possa vedere la dispersione interiore in cui sono e questo lavoro di unità che vuole fare.

Può darsi che sia nella mia vita coniugale o nella mia vita famigliare che mi chiama ad una azione di unità al di là di quello che mi sembra possibile. Lo Spirito Santo è precisamente questo maestro dell’impossibile che è capace di tenere insieme e di mettere insieme quello che umanamente è impossibile mettere insieme.

Può darsi che sia a livello ecclesiale che lo Spirito sta interpellando il mio modo di essere nella chiesa e di vivere nella chiesa. Se andiamo solo verso quelli che ci somigliano, allora non faremo che costruire dei bastioni di una chiesa che nel tempo si autosoffocherà che si asfissierà. Possiamo invece accettare che la nostra chiesa apra largamente le sue porte e finestre, che faccia un respiro profondo accogliendo il soffio la Grazia che viene da fuori e che la condurrà fuori.

Dunque buona vigilia di Pentecoste che noi possiamo incontrarci e intercedere insieme perchè il nostro mondo ascolti il lavoro dello Spirito Santo,  cosa ci sta dicendo dice e come lavora dentro alla nostra società; perchè possiamo accogliere questa Grazia di Pentecoste per la nostra chiesa, per ricevere ciò che viene da fuori di noi e per lasciarci guidare ancora più lontano anche grazie a questa Parola di vita che proclamiamo.

Buona Pentecoste fratelli!

Amen